Gio Ponti

Gio Ponti

Poliedrica figura di artista, Ponti è considerato uno degli architetti e designer più influenti del XX secolo, in grado di proporre una nuova arte di vivere progettando le architetture, gli spazi interni e l’arredo.

Il mondo pontiano è alimentato dal costante interesse verso la produzione industriale e dal dialogo con il lavoro artigianale in cui l’atto ideativo e l’atto esecutivo sono parte del medesimo processo che affonda le origini nel modello delle botteghe rinascimentali dell’artista-artigiano. Su quel modello si plasma il pensiero e la figura di Ponti il quale, nella sua lunga carriera, è di volta in volta architetto, designer, pittore, disegnatore, scrittore, pubblicista ed anche, potentemente, ispiratore di idee e ‘talent scout’ di artisti e designer.

Secondo Ponti “gli architetti hanno il problema della vita degli uomini” ed il luogo al centro dell’esistenza umana è la casa, lo spazio al quale dedica le ricerche di una vita. “Domus” è la casa per gli antichi romani ed è la rivista da lui fondata a Milano nel 1928 in cui propone uno sguardo nuovo sullo spazio dell’abitare moderno.

Esplora e rinnova così gli infiniti campi dell’arte decorativa e dell’arredo collaborando con le aziende sinonimi del Made in Italy: inizia il suo percorso alla direzione della Richard-Ginori, attratto dalla grazia senza tempo della ceramica, contribuisce a fondare la milanese FontanaArte e crea vetri per la veneziana Venini, recupera l’antichissima tecnica, quasi perduta, degli smalti insieme a De Poli ed infine rende i suoi mobili dei classici diventati icone del design italiano del Dopoguerra come la poltrona Distex e la Superleggera per Cassina.

Nella casa immaginata, progetta e realizzata da Ponti “i tessuti sono come un canto e…noi oggi tanto li amiamo”. La passione per quest’antica arte si manifesta nelle sue creazioni per le più importanti aziende del settore, tra cui Rubelli, dove le stoffe sono vere e proprie armonie di colore, forme e materia.

L’incontro e la collaborazione fra Gio Ponti e Rubelli avvengono nel fertile clima delle Esposizioni Internazionali delle Arti decorative, le Biennali di Monza e le Triennale di Milano, e della Biennale d’Arte di Venezia che vedranno l’archi-designer tra i promotori delle manifestazioni e l’azienda veneziana fra gli espositori con le sue “stoffe per arredamento” presenti nei diversi numeri delle riviste pontiane “Domus” e “Stile”.

Per la partecipazione di Rubelli alla Biennale d’Arte di Venezia nel 1934 Gio Ponti crea diversi tessuti fra i quali Punteggiato in cui la modernità, data dal motivo decorativo, composto da una sequenza di cerchi sfalsati (polka-dots) in tre gradazioni di colore, incontra l’antica tecnica del velluto di seta cesellato, chiamato soprarizzo dai veneziani, con cui sono realizzati i piccoli decori.

Punteggiato è espressione dell’universo creativo dell’artista: un connubio fra le novità del design italiano, della produzione industriale e l’artigianalità tessile che, secondo Ponti, era “una delle più delicate, belle e gentili espressioni del lavoro umano”. Alla Triennale di Milano del 1940 Rubelli, poi, è presente con un raso di seta realizzato su idea di Gio Ponti, Reticolo, che riveste le poltrone presentate nella sezione dedicata ai tessuti e che è stato rivisitato in tempi recenti dal team creativo di Rubelli.

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